giovedì 28 aprile 2011

Pinocchio e ..la fame

La fame di Pinocchio è presente in tutta la sua storia, "fame" di correre via per provare le sue gambe di legno, appena fatte da Geppetto, " fame " di conoscere il mondo in cui era giunto, "fame " di divertimento, in contrasto con gli insegnamenti del  padre che rinunciava anche all'unica giacchetta per  procurargli un abbecedario per la scuola e.... tanta fame di cibo...nonostante fosse fatto di legno.
Pinocchio era la rappresentazione simbolica e  pittoresca di un  bambino dell'ottocento, figlio di povera gente, secco e monello, sempre affamato di tutto.  Il suo destino poteva anche essere quello di finire come un asino morto in fondo al mare, ma Collodi volle disegnare un finale diverso per lui, una prospettiva più rosea, quella di essere "salvato" da una signora, dai capelli turchini, e finire invece come un bravo bambino borghese , in carne ed ossa ...
Tra le tante disavventure gli capitò dunque di essere trasformato, a causa della sua dabbenaggine, in un somaro . Pinocchio si trovò perciò a mangiare paglia e fieno e sognare il cibo vero...
"Allora  prese una boccata di paglia tritata: ma in quel mentre che la masticava
 si dovè accorgere  che il sapore della paglia tritata non somigliava punto nè al
 risotto alla milanese nè ai maccheroni alla napoletana. "  (C.Collodi)

Maccheroni alla napoletana

Ingredienti : (x 4 persone)
350 gr. di maccheroni lunghi
350 gr. di polpa di manzo intera
100gr. di prosciutto cotto
1 fetta di pancetta o lardo
1 spicchio d'aglio
prezzemolo
4cucchiai d'olio extravergine d'oliva
1cucchiaio di malvasìa
1 cucchiaio di pinoli
1 scatola di pelati interi
1/2 cipolla
30 gr. di burro
parmigiano o pecorino grattugiato
sale e pepe q.b.
Procedimento :
Fare un trito del lardo, o pancetta, con il prosciutto, l'aglio e il prezzemolo. A parte scaldare il un pentolino la malvasìa  con un po' d'acqua e del burro. Una volta raffreddato, unire il tritato mescolando fino ad ottenere un impasto.
Praticare dei fori nella polpa di manzo e poi riempirli con l'impasto , aiutandosi con un cucchiaino.
Tritare la cipolla e farla rosolare in una pentola antiaderente con l'olio, poi sistemarvi la polpa conciata. Prima dovrà dorare per bene su ogni lato e poi verranno aggiunti i pelati, facendo attenzione a schiacciarli con una forchetta. Sale e del pepe q.b. ed infine si porterà a cottura ,a fiamma bassa e con il coperchio, per circa 2 orette, rigirando il pezzo di carne ogni tanto. Si baderà ad aggiungere dell'acqua calda quando il sugo tenderà ad addensarsi troppo.
Circa 15 min. prima del termine di cottura previsto, si metterà a bollire l'acqua per la pasta. I maccheroni, una volta cotti al punto giusto, verranno scolati e conditi con il sugo della carne, il formaggio grattato e i pinoli .

 " ...come usano i Napoletani, si condiscono i maccheroni e la carne serve da companatico. "
 (Artusi )

mercoledì 20 aprile 2011

Pasta alla scarola


Ricetta per 4 persone:
* Sbollentate in acqua calda per 2 minuti metà testa di scarola (un po' grande) tagliata a striscioline, scolatela e   mettetela in una padella grande dove avrete scaldato 2 o 3 spicchi d'aglio, magari quello fresco di questa stagione, e un po' di peperoncino. 
* Stufate per 5 minuti e aggiungete ca. 25 olive di gaeta denocciolate e spegnete. 
* A parte in un padellino più piccolo cuocete per 3/4 minuti sempre con aglio fresco e peperoncino una decina di pomodorini possibilmente i pizzuttelli .   
* Nel frattempo avrete cotto la pasta al dente ( consigliamo pasta fresca di semola un po' attorcigliata) e tagliato a dadini 150 gr. di provola affumicata. 
* Riaccendete la padella grande con la scarola versateci la pasta, il sughetto di pomodorini, mescolate qualche istante, spegnete il fuoco, aggiungete la provola e...godetevi  questa deliziosa, ma semplice... "pasta alla scarola con pomodorini, olive di gaeta e provola affumicata".

venerdì 15 aprile 2011

Pastepatate

Una storia nella Storia di una città fatta di un sopra e di un sotto,raccontata attraverso le vite di due orfani cresciuti in epoche diverse, ma ugualmente soli e che per un caso del destino si incontrano. Don Gaetano è il più vecchio e fa il portinaio di un vecchio palazzo, si farà carico d'insegnare al giovane figlio di Nessuno, lo Smilzo , come restare vivo ed imparare l'arte del vivere, e lo fa raccontandogli la sua,  di storia . Il ragazzino beve ogni parola che esce dalla  bocca del suo 'maestro'. Fuori dalla guardiola di Don Gaetano,c'è la città di Napoli, i suoi vicoli scuri, il porto e il mare.
Il giorno prima della felicità " T'aggia imparà e t'aggia perdere" , dice Don Gaetano allo Smilzo . Devo insegnarti tutto e devo lasciarti andare, in queste parole è racchiuso il senso stesso della vicenda di questo romanzo,e nel contempo, una preziosa rivelazione pedagogica.  Il ragazzo si nutrirà della sapienza e dell'esperienza di Don Gaetano che rappresenta per lui radici , terra e città  fino a quando, diventato abbastanza grande, se ne dovrà andare. Lo Smilzo si nutre di storie, dell'amore che scopre e da cui viene scoperto,della forza e della dannazione di un destino segnato. Prima di andare via dovrà conoscere il segreto del fuoco che gli riserverà dignità e considerazione tra la sua gente, e prima di partire dovrà assaporare ciò che si prova " il giorno prima della felicità" quello prima che tutto cambi.
Un sapore che ha il gusto famigliare di un piatto di "pastepatate".
( Il giorno prima della felicità ...Erri De Luca...Ed.Feltrinelli )
                                               
PASTEPATATE  alla napoletana

Ingredienti x tre persone: 250 g r.di pasta mista
                                       1/2 cipolla, 1 carota, 1costa di sedano
                                        qualche foglia di prezzemolo e basilico
                                       3 patate (sbucciate e tagliate a cubetti)
                                       1 pugno di pancetta a dadini o di lardo
                                       2/3 cucchiai di concentrato di pomodoro
                                       parmigiano ( anche un pezzo di crosta ripulita) grattato
                                       sale, pepe ,peperoncino, olio d'oliva
Procedimento:
Fare un battuto di cipolla, carota e sedano, far rosolare nell'olio con un pezzetto di peperoncino e un po' di lardo o pancetta a cubetti. Quando tutto sarà rosolato si potrà aggiungere il concentrato di pomodoro, si mescola bene e si uniscono le patate a cubetti. Si fa insaporire, sempre mescolando e poi s'aggiunge dell'acqua calda fino a copertura, con un po' di sale e la crosta di parmigiano. Quando le patate saranno cotte, ma non disfatte, si va ad aggiungere altra acqua calda, si porta a bollore e si butta la pasta mista. A questo punto si regola di sale e la pasta viene portata fin quasi a cottura, a fiamma bassa, mescolando. Se occorre si potrà aggiungere altra acqua calda, nella misura di una tazza alla volta. Quando sarà al dente, si spegne il fuoco e si lasca riposare ed addensare per 5'.
Prima di impiattare, si aggiunga del parmigiano grattato, un trito leggero di prezzemolo e una foglia di basilico,come decoro.
                          

martedì 12 aprile 2011

Lo strudel di nonna Anna

Ingredienti per la sfoglia :
200 gr. di farina bianca
100 gr. d'acqua tiepida
2 cucchiai d'olio di semi (arachidi o mais)
1 pizzico di sale
Si versa la farina in una ciotola facendola smuovere bene,poi s'aggiunge il sale e si versa l'olio nel mezzo. Si aggiunge l'acqua tiepida piano piano. Si dovrà mescolare il tutto finchè non si ottiene una pasta morbida, da lavorare fino a che non sia più appiccicosa. Poi si deve sfarinare il piano di lavoro dove si inizierà a manipolare l'impasto. Una volta ottenuta una palla di pasta ,con forza si deve buttarla sul piano due o tre volte  fino ad ottenere una palla di pasta ben liscia e che non attacchi. A questo punto si lascia riposare per mezz'ora, poggiata sulla carta forno,infarinata anch'essa, e su di un canovaccio grande. Si ungerà un po' la palla e si ricoprirà con una ciotola riscaldata. (in microonde oppure con l' acqua calda e poi va asciugata) Accendere il forno a 180° .

 Ingredienti per la farcitura:
800gr di mele leggermente acidule ( renette o pinova)
100gr di pangrattato
60gr di burro
100gr di zucchero
2 cucchiai di Rum
1 limone
50gr di uvetta
50gr noci o mandorle tritate
50gr pinoli
cannella
zucchero a velo
Prima di tutto si metterà l'uvetta in acqua calda per idratarla bene,poi si deve rosolare il pangrattato con il burro sciolto nel padellino. Si lavano e si sbucciano le mele.avendo cura di levare il torsolo, poi si tagliano a fette sottili. Si mettono in una ciotola a cui si aggiunge lo zucchero,il rum,il succo del limone e un po' di buccia grattata se è bio. Infine, una volta strizzate le uvette, si aggiungono alle mele ,insieme alle noci o mandorle, ai pinoli e alla cannella.
Procedimento:
La pasta che ha riposato si stende, prima con il mattarello e poi con le mani, fino ad ottenere una forma rettangolare, di consistenza finissima, ma elastica sotto le mani.Bisogna renderla quasi trasparente ,tanto da poter vedere la trama del canovaccio sottostante. Ora è pronta per essere riempita , in quest'ordine : prima il pangrattato rosolato, e tutto il rettangolo deve essere ben riempito , poi il ripieno verrà versato a pioggia,  con le mani dalla ciotola e poi distribuito sulla superficie della pasta. Infine, aiutandosi con il canovaccio, si fa arrotolare dalla parte più lunga fino a che si uniscano i lembi.Si chiuderanno poi le estremità dello strudel, cercando di dargli una forma leggermente a ferro di cavallo. Usando la carta forno si trasferirà lo strudel in forno sopra una teglia. starà a cuocere per 40' ed a metà cottura si potrà bagnare la parte superiore con del latte tiepido.
Una volta sfornato si servirà sempre tiepido con una sfarinata di zucchero a velo oppure accompagnato  da una salsa di vaniglia calda.

La baklava turca e le origini dello strudel...

 La notizia è che lo strudel.... ha sicure origini mediorientali!  
Tanto per sottolineare ancora una volta, se servisse, che da lì ha preso forma la nostra cultura...  Sembra che derivi da un dolce molto diffuso in quei territori, la baklava .
La baklava è un dolce di pasta sfogliata, pasta fillo , ripieno di frutta secca, miele , zucchero e succo di limone, spezie e acqua di rose.  In Turchia viene tagliata in rettangoli o triangoli, oppure arrotolata e tagliata a fette circolari.   E' possibile che ogni famiglia turca lo faccia in un modo un po' diverso una dall'altra, seguendo antiche ricette tramandate di madre in figlia.
L'origine di questo dolce ha radici molto antiche che risalgono agli Assiri, che infornavano un trito di noci e miele, avvolto in una pasta molto lavorata e tirata.   L'uso della pasta fillo ( da phyllo che in greco significa foglia) lo si deve appunto ai Greci, cui il dolce era giunto al seguito di  viaggiatori e marinai.
Un'ulteriore modifica alla farcia del dolce,  la portarono gli Armeni, che all'epoca di Bisanzio, unirono all'impasto di frutta secca : pistacchi, cannella e chiodi di garofano tritati. 
Infine si deve alla cultura araba sia l'aggiunta del cardamomo e dell'acqua di rose, sia il nome,che significa "noci".  Insomma " le mani in pasta" ce le hanno messe in tanti.
A seguito delle conquiste turche  il dolce giunse nella penisola balcanica e poi nel 1547 circa arrivò fino in Ungheria, dove cambiò nome e parte della farcitura e divenne lo strudel di mele. Durante il tempo dell'impero austro-ungarico diventò uno dei dolci più amati e diffusi . Infine, dopo il congresso di Vienna  del 1815 , entrò ufficialmente a far parte della tradizione gastronomica delle regioni dolomitiche. La produzione di mele del territorio ha ulteriormente contribuito a dare a questo dolce una grande popolarità e diffusione .